Parsifal

Heinz Fricke
Chorus and Orchestra of the Royal Opera House Covent Garden London
Date/Location
26 April 1998
Teatro dell’Opera Roma
Recording Type
  live   studio
  live compilation   live and studio
Cast
Amfortas Jukka Rasilainen
Titurel Gwynne Howell
Gurnemanz John Tomlinson
Parsifal Plácido Domingo
Klingsor Sergei Leiferkus
Kundry Deborah Polaski
Gralsritter Robin Leggate
Roderick Earle
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Reviews
La Repubblica

Placido Domingo è un Parsifal sublime

Ecco davvero un evento: il pubblico che riempie in ogni ordine di palchi e in tutte le poltrone della platea il Teatro dell’ Opera e resta alla fine, dopo cinque ore di musica, ad applaudire gli interpreti per più di dieci minuti. Che cosa è accaduto? Due cose: una, che finalmente si fa Wagner. Lo si fa così poco ormai, che quando c’ è è un evento. Due: che si fa Wagner con gli interpreti giusti. Il Parsifal è un’ opera assai complessa, una partitura che chiude definitivamente l’ ottocento e inaugura la musica del novecento, c’ è già Debussy, c’ è già Mahler e perfino Schoenberg. Ma è soprattutto un’ opera di canto sublime, si canta sempre, cantano tutti, le voci sulla scena, gli strumenti in orchestra. Gli interpreti giusti: il concerto è prodotto dalla Royal Opera House, più conosciuta come Covent Garden, di Londra. Certo, manca l’ allestimento scenico. Ma l’ interpretazione musicale è così penetrante, che sembra quasi di assistere a uno spettacolo. Anche perché i cantanti non ce la fanno a stare fermi, si muovono, si guardano, recitano. Ci scappa perfino un bacio tra Parsifal e Kundry, tra Placido Domingo e la bellissima Deborah Polaski. Ecco, questi erano gli interpreti: l’ orchestra del Covent Garden prima di tutto. L’ impasto degli archi di un’ orchestra inglese è sempre morbido, suadente, l’ ideale per il Parsifal. Poi c’ è il coro del teatro londinese: e anche qui non si può che ammirare, godere e applaudire. Quando si sentono da noi, da parte di un coro teatrale, attacchi così precisi, emissioni così delicate, intonazione così impeccabile? E si arriva così al cast. Domingo, innanzi tutto, ha ormai almeno tre volte l’ età del personaggio che intepreta, ma lo affronta con una freschezza mirabile, una duttilità espressiva meravigliosa e un controllo assoluto della voce. Meno male che aveva avvertito che è raffreddato. Una lezione di professionalità e di stile. Imparino i tenori che pensano che lo strillo e il gigionismo sia tutto. Quanto alla Polaski, a Bayreuth era parsa una Brunilde ancora immatura, qui è stata una Kundry strepitosa, bella, affascinante, commovente. Ma tutto il cast è di prima grandezza, un cast di protagonisti: Gurnemanz è John Tomlinson, ascoltato più volte a Bayreuth come straordinario Wotan; Klingsor è un elegantissimo Sergei Leiferkus, intenso, senza bravate, anche lui una lezione di correttezza; semplicemente avvincente l’ intensissimo Amfortas di Jukka Rasilainen, e imponente il Titurel di Gwynne Howell. Non da meno tutti gli altri: Robin Leggate, Roderick Earle, Yvonne Howard, Leah-Marian Jones, Timothy Robinson, Peter Bronder, Catrin Wyn Davies, Emma Dogliani, Jeni Bern, Comelia Gotz. L’ omogeneità, il livello altissimo di tutti fa di questa compagnia di canto l’ ideale per Wagner. A tenere tutti insieme, a dirigere e concertare i solisti, il coro e l’ orchestra è Heinz Fricke. Correttissimo. E pulito. Ma, purtroppo, niente di più. Una guida, un sostegno per gli interpreti, più che lui stesso un interprete della sublime partitura. Vengono i brividi al pensiero di che cosa sarebbe potuto avvenire, con la stessa orchestra, lo stesso coro splendidamente preparato da Terry Edwards, gli stessi straordinari interpreti con un grande interprete sul podio.

DINO VILLATICO | 28 aprile 1998

orfeonellarete.it

Grande successo per il Parsifal in forma di concerto che la “Telecom Italia” con molto merito ha offerto, contestualmente ad un ottima stagione musicale, al pubblico di Roma. Tuttavia l’impressione è stata che il Teatro dell’Opera fosse gremitissimo più che per ascoltare l’ultimo capolavoro di Wagner, per la presenza di Plácido Domingo nel ruolo del protagonista, acclamato fino all’inverosimile al termine dello spettacolo. Ha tuttavia stupito positivamente il fatto che alcuni spettatori ascoltassero l’opera con l’ausilio della partitura; una partitura peraltro difficilissima, complessa, banco di prova per grandi orchestre e soprattutto per grandi direttori ma capace di offrire, se tutto viene eseguito al meglio, emozioni profonde.

Dobbiamo dire che l’orchestra del Covent Garden ha eseguito l’opera wagneriana con molta precisione (come è raro ascoltare da queste parti), frutto di una grande tradizione esecutiva vivificata da una continua esperienza teatrale che fa della Royal Opera House una delle massime istituzioni musicali europee, ma anche senza particolari emozioni causa, certo, la serata non particolarmente ispirata del direttore Heinz Fricke, titolare dell’Opera di Washington, che si è limitato ad una lettura superficiale della partitura (non va’ dimenticato che sostituiva l’indisposto Bernard Haitink). La mancanza di una guida musicale che desse una chiara impronta all’interpretazione e sostenesse l’immenso edificio di questo Parsifal ha per alcuni aspetti messo in difficoltà anche il cast vocale, poiché in questa “rappresentazione scenica sacra” è l’orchestra stessa canto, melodia dalla quale scaturisce l’azione drammatica, in altre parole, protagonista alla pari, se non più, dei personaggi stessi. Così particolarmente grave ci è parsa la mancanza del necessario pathos nei preludi ai tre atti, della dovuta sensualità nel valzer delle “fanciulle-fiore” nel giardino di Klingsor, così come totalmente privo di emozioni è risultato l’Incantesimo del Venerdì Santo e, in generale, scolastico e scarsamente intenso e quindi noioso l’accompagnamento alle parti vocali che spesso sono lunghi episodi declamati.

Così i momenti migliori dei questa rappresentazione sono venuti dai cantanti. Domingo, innanzitutto, apparso in gran forma, alla soglia dei sessant’anni conserva una voce ancora bella e una musicalità non comune. Sia pure con qualche difficoltà nei rari acuti, ha padroneggiato con sicurezza la parte di Parsifal che conosce alla perfezione e che, causa la tessitura centrale, sembra modellata sulla sua voce morbida, scura e capace ancora, se vuole, di fraseggiare con espressività. Come cantante wagneriano Domingo è indiscutibile (e sarebbe forse il caso di clonarlo), resta il rimpianto su quanto affascinante sarebbe potuto essere il suo Tristano, se il tenore si fosse dedicato meno ai concertoni negli stadi!

Prodotto dell’ottima scuola di canto finlandese, il baritono Jukka Rasilainen è apparso un ottimo Amfortas, sicuro nell’emissione e dotato di buone qualità musicali ha interpretato con grande partecipazione il personaggio controverso, doloroso, umanissimo, del re ferito. Così pure assai convincente il collaudato Gurnemanz di John Tomlinson, perfettamente a suo agio vocalmente e fisicamente nei panni dell’anziano cavaliere, personaggio fondamentale, nella sua staticità, che ha trovato in questo interprete una vivacità e una varietà di fraseggio capace di sostenere i lunghi episodi declamati che costituiscono l’ossatura narrativa dell’intera opera. Incisivo e perfido, come si conviene, il Klingsor di Sergei Leiferkus.

Un discorso a parte merita la Kundry di Deborah Polanski, una delle rare interpreti wagneriane ad alto livello di oggi. Voce bella e molto sicura nell’emissione, nonché dotata di acuti fermi e di un fraseggio quanto mai adeguato alla complessa articolazione melodica wagneriana. Letteralmente da brivido per forza espressiva e precisione il salto di quasi due ottave del “Lachte” nel duetto del secondo atto, un po’ più incerto il si naturale nel successivo “Gottheit erlangen”, tuttavia una prova complessivamente brillante anche se non certo aiutata dalla direzione di Fricke. Proprio il duetto del secondo atto, con due protagonisti come Domingo e la Polaski, avrebbe meritato maggior sostegno da parte dall’orchestra che invece è scivolato via con poche emozioni, senza sensualità, né coinvolgimento alcuno.

Detto della complessiva buona prova del coro, segnaliamo il caloroso successo che il pubblico di Roma ha tributato allo spettacolo e l’interminabile fila che si è accalcata presso il camerino di Domingo, autentico trionfatore della serata.

Rating
(6/10)
User Rating
(3/5)
Media Type/Label
HO
Technical Specifications
320 kbit/s CBR, 48.0 kHz, 523 MByte (MP3)
Remarks
Broadcast of a concert performance
Guest performance of the ROH in Rome
HO gives the date 28/4/1998 however the performance in Rome took place April 26, 1998 (there was a performance on April 28 in London).