Lohengrin

Christian Thielemann
Coro Honved Ensemble Budapest
Coro e Orchestra del Teatro La Fenice di Venezia
Date/Location
17 June 1990
Teatro La Fenice Venezia
Recording Type
  live   studio
  live compilation   live and studio
Cast
Heinrich der Vogler Wolfgang Probst
Lohengrin Francisco Araiza
Elsa von Brabant Nadine Secunde
Friedrich von Telramund Bent Norup
Ortrud Gudrun Volkert
Der Heerrufer des Königs Eike Wilm Schulte
Vier brabantische Edle ?
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La Repubblica

UN ROMANTICO ‘LOHENGRIN’

Lohengrin entra dentro un mondo di grigia cupezza, chiuso, quasi una cella o un carcere, dove gli uomini si addentano, si massacrano, si odiano. La luce che filtra dagli usci aperti, e che lascia indovinare, dietro quelle porte, un mondo luminoso, il paradiso dell’ amore, della fratellanza umana, è una luce che accieca, che fa ancora più buia, più disperata la condizione umana. Questa sembra essere stata l’ idea di Pier Luigi Pizzi, immaginando le scene, i costumi e la regia del Lohengrin di Wagner. E’ davvero l’ opera romantica finita da Wagner in pieno 1848, in una Germania e in un’ Europa percorse da incontenibili fremiti di rivolta, è il dramma della impossibilità di cambiare la storia, di modificare il percorso di violenze e di sopraffazioni che guida le vicende degli uomini. E’ , forse, l’ opera più pessimistica, più amara di Wagner. Nel rogo del Crepuscolo degli Dei la fiamma amorosa di Brunilde, salva il cosmo riconducendolo alla pace dell’ inorganico originario. L’ annientamento che inghiotte, alla fine, Tristano e Isotta è anche la liberazione definitiva della loro angoscia, il superamento e perciò la redenzione della sofferenza di vivere. Ma qui, alla corte di Enrico l’ Uccellatore, nessuno sembra disposto a lasciarsi liberare, nessuno è pronto a essere redento. Questo è il messaggio di Lohengrin: il divieto imposto a Elsa, di domandare chi sia e di dove venga il cavaliere bianco che la salva e la sposa, non è un capriccio aristocratico di monaci medievali, come parve a Nietzsche, ma l’ imposizione di una prova iniziatica, una sorta di esame di coscienza che l’ umanità deve affrontare per dimostrarsi capace di liberarsi dalle passioni che la devastano. Elsa, in quel momento, è tutta l’ umanità. Ma Elsa non regge la prova, l’ umanità non è pronta a lasciarsi liberare. Opera di stupenda, miracolosa compattezza, di grandissima perfezione formale, Lohengrin è un grido di disperazione ancora più desolato di quello del Tristano. In ciò il sottotitolo di opera romantica gli si addice splendidamente: Lohengrin è davvero la sintesi di tutti gli aneliti romantici, l’ unica opera davvero quarantottesca di quell’ anno di incendi. E in quest’ idea di tumulti, in quest’ immagine di fuochi che si accendono, di passioni che travolgono sembra leggerla Christian Thielemann. Ascoltato a Firenze dirigere con grande finezza e struggente intensità la Katia Kabanova di Janacek, si conferma ora un grandissimo interprete, un direttore che presto verrà conteso dai teatri di tutto il mondo. L’ orchestra del Teatro La Fenice non si è mai ascoltata così tesa, così intensamente vibrante, Thielemann la scatena in furori stridenti, la comprime in tensioni estreme, ma anche le chiede struggenti dolcezze, palpiti delicatissimi, respiri fuggevoli. Tutto diventa chiaro, giusti i respiri del fraseggiare, dosato perfettamente il rapporto delle parti nell’ intricato contrappunto orchestrale di Wagner, e ogni colore strumentale tocca il suo vertice di peso costruttivo, ogni momento della lettura è il momento in cui qualcosa si rivela, si chiarisce alla memoria. Non ultimo merito dell’ interpretazione di Thielemann è di far sembrare la sua lettura di Lohengrin la prima lettura, una prima volta d’ ascolto, come se le altre volte non si fosse ancora capita bene la bellissima partitura. L’ intuizione è geniale, la prospettiva dell’ interpretazione travolgente: strappare Lohengrin all’ aura lirica, contemplativa, in cui si è abituati a leggerlo, e farne uscire fuori invece tutti i fremiti drammatici, i furori demoniaci, le accensioni romantiche, farne il punto di arrivo del Fidelio e del Franco Cacciatore più che la premessa dell’ Anello. Dopo Lohengrin Wagner volta pagina. E’ una lettura che stimola un diluvio di riflessioni sulla musica di Wagner, che diventa così davvero il musicista più grande del secolo, quello che chiude il romanticismo e apre la nuova epoca. L’ idea drammatica di Thielemann è colta stupendamente da Nadine Secunde, che costruisce il personaggio di Elsa con straordinaria complessità: non più la donna sognante e fragile, travolta dalla paura, bensì una donna consapevole che lotta con il dubbio che la corrode e ne viene distrutta. Accanto a lei, Lohengrin è Francisco Araiza: il racconto del terzo atto è reso con mirabile e parlante mezzavoce, giunge allo squillo solo al nome di Parsifal e del proprio. In quell’ arco di misura e di eleganza è chiuso il senso di una bellissima interpretazione del personaggio. Splendida, irruenta Ortrud Gudrun Volkert; nero, cupo Telramund Bent Norup. Squillante, solenne Araldo Eike Wilm Schulte. Sotto le righe invece, l’ Enrico di Heinz Klaus Ecker, quasi senza voce. Ottimi tutti gli altri interpreti che completano il cast, e buonissimo il coro del teatro integrato dal Coro Honved Ensemble di Budapest. Al bravissimo Thielemann e a tutti gli interpreti il pubblico ha decretato giustamente un vero trionfo.

12 giugno 1990

Rating
(6/10)
User Rating
(3/5)
Media Type/Label
Technical Specifications
320 kbit/s CBR, 44.1 kHz, 509 MByte (MP3)
Remarks
In-house recording
A production by Pier Luigi Pizzi